Il mito della Vita
Olistica
L’incontro/scontro con
l’altro
Quando si entra in contatto con una persona, che sia attraverso un approccio “fisico”
o uno “virtuale”, può accadere di avere opinioni diverse, di non comprendersi
totalmente, insomma di fraintendersi.
Anche quando le persone si
affidano a noi a livello lavorativo possono esserci delle incomprensioni di
base.
Chi percorre un sentiero di vita dedicato alla sua crescita evolutiva non è necessariamente un
essere perfetto e nemmeno un santone. Non è una persona infallibile, sempre gentile,
sempre ineccepibile, da innalzare a divinità. Diversamente da quanto si pensi,
questo cammino insegna proprio il contrario, ossia che possiamo non essere sempre in accordo con quello a cui tendiamo. E' solo
accettando la nostra natura umana ed amandola che riusciremo a sostenere, accogliere e abbracciare anche l’altro, diverso da noi.
La cosa che più frequentemente mi
è capitato di vedere è il giudizio durissimo che abbiamo verso noi stessi quando cadiamo in errore, ma ancor di più quello che hanno gli altri verso di noi quando abbiamo delle reazioni “umane”.
Parlo di cose semplici: a volte succede di essere duri; o magari per un periodo non
siamo in forma; o siamo egoisti; o ancora siamo troppo aperti e veniamo criticati pesantemente.
Insomma, tutto quello
che le persone vivono normalmente, e più volte al giorno, sembra non essere concesso a noi stessi o a chi intraprende un cammino di fede (fiducia).
L'attacco, esterno o interno che sia, avviene sempre con la stessa modalità: attraverso il giudizio e lo screditamento
“Ma come, questa è la tua vita
olistica? Parli in un modo ed agisci in un altro?”
LA BUONA NOVELLA
Un tempo soffrivo il giudizio, il mio e quello degli altri.
Al primo attacco mi dicevo "ha ragione! Come posso parlare alle
persone di amore e gentilezza se anch'io fallisco ogni giorno su questi temi?"
Da poco ho compreso come distinguere con chiarezza quello che è degli altri (che vogliono farmi pensare sia mio) e quello che invece fa parte realmente di me, un aspetto di cui devo ancora prendermi cura.
Riconoscere ed accettare la mie fragilità non è sempre facile ma nonostante questo oggi so dove andare a porre dei confini, so chi sono e riesco a vedere la
bellezza del mio cammino, la sua profonda essenza.
Oggi considero sacro quello che
sento a livello interiore, i simboli, e le parole di saggezza che mi arrivano e che
trasmetto agli altri, ed ho imparato che non devono per forza rispecchiarmi in ogni istante nella mia vita quotidiana.
"Io sono fallibile
ma la
mia conoscenza interiore, la mia intuizione, le parole ispirate che dono, non
lo sono"
Allora mi permetto di
trasmetterle, anche quando non so camminare nella loro verità, anche quando
sono incoerente. Questo mio essere “umana” non toglie nulla al prezioso
dialogo interiore che dono a chi mi circonda, perché arriva dalla
mia parte più profonda, quella che tutti abbiamo e che sa guidarci senza stancarsi mai di noi.
Adesso quando accadono queste cose ho imparato a
guardarle con occhi nuovi.
Se all'inizio ancora mi feriscono, ho acquisito la capacità di ridimensionarle
ed osservarle dall'alto.
I giudici che incontro e che sono così duri con me, mi dico, sono quelli che con la stessa durezza giudicano la loro vita o sono coloro che stati cresciuti attraverso il giudizio di un genitore ipercritico, sono i bambini umiliati, non capiti. Riesco a provare compassione e desiderio di accoglienza.
In seguito rifletto sul senso di questo incontro (o di questo scontro) e mi rendo conto che è la vita a chiamarmi in causa attraverso qualcuno. La mia esistenza mi chiede ancora di affermare con decisione la mia verità, di
esserle fedele, di crederci, di andare avanti anche quando cado.
Allora continuo e cammino, trovando il tempo di ringraziare colui il quale, attraverso la sua collera, mi ha permesso di osservarmi di nuovo e mi ha dato l'occasione per migliorarmi, per accrescere l'amore per me stessa, per rinnovare la fiducia al sentiero che ho scelto.
So che questa mia comprensione è quella giusta per me, lo so perché la vita mi sostiene, mi ha
dato ho fratelli e sorelle che mi amano con delicatezza, che mi tengono per
mano se mi fermo, mi chiamano se indietreggio, e lo stesso faccio io con loro. Abbiamo
il dono del non giudizio, di non ferirci l’uno con l’altro se facciamo qualcosa
nell’errore ma anzi, ci ricordiamo a vicenda che si può sempre ricominciare -
ora - da questo preciso istante.
Quella che vivo oggi è una vita
vera, perché posso permettermi di camminare nuda, senza nessuno che debba coprirmi con i suoi abiti.
"Oggi ho lasciato andare il giudizio, per accogliere ed assaporare nella mia vita
una nuova, entusiasmante, libertà"