07/06/13

LA SCATOLA DELLE BENEDIZIONI E DELLA GRATITUDINE


Da due mesi ho messo in atto un proposito: coltivare la memoria di tutti gli eventi che nutrono la mia vita spirituale e quotidiana: segnali che ricevo; gesti di amore dagli amici; eventi che mi fanno sentire amata e sostenuta dalla vita. 
Ed essere grata per tutto questo.

Desidero quindi ricordare i doni che l'universo mi offre ogni giorno e così ho realizzato la scatola delle benedizioni e della gratitudine  






Per chi volesse realizzarla, ecco delle semplici indicazioni:
  • scegliete una bella scatola, può essere anche di cartone, sta a voi renderla bella ai vostri occhi. Potrebbe essere anche la scatola di un regalo speciale che vi hanno fatto o una sacchettina che cucirete a mano... A me la scatola piace di più perché si apre... come un cofanetto magico...
  • ogni volta che accade qualcosa di speciale nella vostra vita prendete un fogliettino, scrivete brevemente quello che è successo, piegate il biglietto e riponetelo nella scatola
  • lasciate la scatola in un luogo visibile con una penna e dei fogliettini accanto, questo vi ricorderà che esistono grandi benedizioni nella vostra vita e in questo modo potrete anche avere la posssibilità di scriverle subito, man mano che arrivano
  • Potete inserire all'interno della scatola dei piccoli oggetti come ad esempio un cristallo di quarzo rosa, simbolo dell'amore incondizionato


La scatola può' essere realizzata anche in comune, per armonizzare la vostra famiglia e far crescere i bambini nella gratitudine verso la vita. Se sono piccoli potranno disegnare ciò per cui sono grati    

Suggerire di creare la scatola a qualcuno che amiamo e che si sta lasciando andare, o che magari è un brontolone,  può essere un modo utile per aiutarlo a modificare la sua percezione della vita e del momento che sta vivendo

Infine vi propongo un rituale di fine anno: aprirla e leggere il suo contenuto per poi celebrare il vostro saluto al vecchio anno ringraziando per i doni ricevuti. 

Sarà una buona fine ed un meraviglioso inizio... Buon Lavoro!







05/06/13

Il mito della Vita Olistica


L’incontro/scontro con l’altro

Quando si entra in contatto con una persona, che sia attraverso un approccio “fisico” o uno “virtuale”, può accadere di avere opinioni diverse, di non comprendersi totalmente, insomma di fraintendersi.
Anche quando le persone si affidano a noi a livello lavorativo possono esserci delle incomprensioni di base.

Chi percorre un sentiero di vita dedicato alla sua crescita evolutiva non è necessariamente un essere perfetto e nemmeno un santone. Non è una persona infallibile, sempre gentile, sempre ineccepibile, da innalzare a divinità. Diversamente da quanto si pensi, questo cammino  insegna proprio il contrario, ossia che possiamo non essere sempre in accordo con quello a cui tendiamo. E' solo accettando la nostra natura umana ed amandola che riusciremo a sostenere, accogliere e abbracciare anche l’altro, diverso da noi.

La cosa che più frequentemente mi è capitato di vedere è il giudizio durissimo che abbiamo verso noi stessi quando cadiamo in errore, ma ancor di più quello che hanno gli altri verso di noi quando abbiamo delle reazioni “umane”.
Parlo di cose semplici: a volte succede di essere duri; o magari per un periodo non siamo in forma; o siamo egoisti; o ancora siamo troppo aperti e veniamo criticati pesantemente. 
Insomma, tutto quello che le persone vivono normalmente, e più volte al giorno, sembra non essere concesso a noi stessi o a chi intraprende un cammino di fede (fiducia).
L'attacco, esterno o interno che sia, avviene sempre con la stessa modalità: attraverso il giudizio e lo screditamento 

“Ma come, questa è la tua vita olistica? Parli in un modo ed agisci in un altro?” 

LA BUONA NOVELLA

Un tempo soffrivo il giudizio, il mio e quello degli altri. 
Al primo attacco mi dicevo "ha ragione! Come posso parlare alle persone di amore e gentilezza se anch'io fallisco ogni giorno su questi temi?"

Da poco ho compreso come distinguere con chiarezza quello che è degli altri (che vogliono farmi pensare sia mio) e quello che invece fa parte realmente di me, un aspetto di cui devo ancora prendermi cura.
Riconoscere ed accettare la mie fragilità non è sempre facile ma nonostante questo oggi so dove andare a porre dei confini, so chi sono e riesco a vedere la bellezza del mio cammino, la sua profonda essenza.

Oggi considero sacro quello che sento a livello interiore, i simboli, e le parole di saggezza che mi arrivano e che trasmetto agli altri, ed ho imparato che non devono per forza rispecchiarmi in ogni istante nella mia vita quotidiana.

"Io sono fallibile 
ma la mia conoscenza interiore, la mia intuizione, le parole ispirate che dono, non lo sono"

Allora mi permetto di trasmetterle, anche quando non so camminare nella loro verità, anche quando sono incoerente. Questo mio essere “umana” non toglie nulla al prezioso dialogo interiore che dono a chi mi circonda, perché arriva dalla mia parte più profonda, quella che tutti abbiamo e che sa guidarci senza stancarsi mai di noi.

Adesso quando accadono queste cose ho imparato a guardarle con occhi nuovi.
Se all'inizio ancora mi feriscono, ho acquisito la capacità di ridimensionarle ed osservarle dall'alto.
I giudici che incontro e che sono così duri con me, mi dico, sono quelli che con la stessa durezza giudicano la loro vita o sono coloro che stati cresciuti attraverso il giudizio di un genitore ipercritico, sono i bambini umiliati, non capiti. Riesco a provare compassione e desiderio di accoglienza.
In seguito rifletto sul senso di questo incontro (o di questo scontro) e mi rendo conto che è la vita a chiamarmi in causa attraverso qualcuno. La mia esistenza mi chiede ancora di affermare con decisione la mia verità, di esserle fedele, di crederci, di andare avanti anche quando cado.
Allora continuo e cammino, trovando il tempo di ringraziare colui il quale, attraverso la sua collera, mi ha permesso di osservarmi di nuovo e mi ha dato l'occasione per migliorarmi, per accrescere l'amore per me stessa, per rinnovare la fiducia al sentiero che ho scelto.

So che questa mia comprensione è quella giusta per me, lo so perché la vita mi sostiene, mi ha dato ho fratelli e sorelle che mi amano con delicatezza, che mi tengono per mano se mi fermo, mi chiamano se indietreggio, e lo stesso faccio io con loro. Abbiamo il dono del non giudizio, di non ferirci l’uno con l’altro se facciamo qualcosa nell’errore ma anzi, ci ricordiamo a vicenda che si può sempre ricominciare - ora -  da questo preciso istante.

Quella che vivo oggi è una vita vera, perché posso permettermi di camminare nuda, senza nessuno che  debba coprirmi con i suoi abiti. 


"Oggi ho lasciato andare il giudizio, per accogliere ed assaporare nella mia vita
 una nuova, entusiasmante, libertà"